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L’IA nelle imprese italiane

 

Un’analisi sull’adozione dell’IA nel tessuto imprenditoriale nazionale e sulle prospettive di crescita entro il 2027

L’intelligenza artificiale (IA) rappresenta una delle tecnologie più promettenti per la trasformazione digitale delle imprese, eppure la sua adozione nel panorama produttivo italiano rimane ancora marginale. I dati più recenti, raccolti da Unioncamere e Dintec nell’ambito dell’Osservatorio Punti Impresa Digitale, indicano che nel 2024 soltanto l’11,4% delle imprese italiane ha effettivamente integrato l’AI nei propri processi. Sebbene si registri una crescita rispetto al 2021, quando la percentuale si attestava al 5,7%, il dato evidenzia quanto il percorso di adozione sia ancora agli inizi. Le aziende, negli ultimi anni, hanno preferito destinare i propri investimenti ad ambiti percepiti come più immediatamente funzionali, come il cloud computing, i sistemi di pagamento digitali e le soluzioni per la cybersicurezza, tutti con tassi di adozione superiori al 40%. L’AI, invece, rimane in una fase di osservazione, esplorata da pochi pionieri e osservata con interesse crescente da chi ancora non l’ha implementata.

Una tecnologia strategica ancora poco sfruttata

Nonostante i numeri attuali, l’interesse per l’intelligenza artificiale è in costante aumento. L’analisi evidenzia infatti come il 18,9% delle imprese italiane intenda investire in soluzioni di AI tra il 2025 e il 2027. Questo dato è indicativo di un cambiamento di paradigma in atto: da tecnologia di nicchia, l’AI sta diventando una priorità strategica per le imprese che vogliono innovare e restare competitive. La sua capacità di elaborare grandi volumi di dati, ottimizzare processi decisionali, ridurre inefficienze e supportare la personalizzazione dei servizi la rende una leva potente in qualsiasi settore. Come sottolinea Andrea Prete, presidente di Unioncamere, le potenzialità dell’AI sono ancora largamente inespresse, ma gli investimenti sono in aumento e il sistema camerale è pronto a sostenere le imprese nell’integrazione di queste tecnologie. L’obiettivo è quello di accompagnare gli imprenditori nella doppia transizione, digitale ed ecologica, attraverso una rete strutturata di supporto e orientamento.

Un divario territoriale e settoriale che limita l’adozione

Il quadro dell’intelligenza artificiale in Italia mostra forti disparità territoriali. L’adozione della tecnologia è concentrata soprattutto nel Centro-Nord, dove regioni come Lombardia, Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano da sole il 67,8% delle imprese che già utilizzano l’AI. Le province più dinamiche, come Milano, Roma, Torino, Verona e Reggio Emilia, si confermano poli di innovazione in grado di attrarre investimenti e competenze, mentre il Sud e le aree interne faticano ancora a tenere il passo. Anche a livello settoriale esistono differenze marcate: i Servizi dominano con una quota del 75,2%, e in particolare il comparto dell’informazione e comunicazione registra una diffusione del 34,5% dell’AI, soprattutto in ambiti come lo sviluppo software e la consulenza informatica. Manifatturiero e commercio seguono a distanza, con circa il 10% di adozione, mentre l’agricoltura e le altre industrie rappresentano una percentuale residuale, inferiore al 3%.

Perché l’adozione resta bassa: le cause strutturali

Le ragioni alla base della scarsa diffusione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane sono molteplici e di natura strutturale. Tra gli ostacoli principali si segnalano la carenza di competenze digitali, soprattutto nelle piccole e medie imprese, la difficoltà di reperire risorse da destinare all’innovazione e la complessità normativa che spesso rallenta i processi di trasformazione. A ciò si aggiunge una percezione dell’AI ancora legata a tecnologie futuristiche o difficili da implementare, quando invece molte soluzioni disponibili oggi sono già pronte per essere adottate, a patto che vengano integrate in modo coerente con i processi aziendali. La mancanza di figure professionali capaci di guidare questi percorsi, così come la scarsità di casi concreti di successo su scala nazionale, contribuiscono a mantenere l’AI in una fase embrionale per molte realtà.

Il potenziale dell’AI per le imprese italiane

Eppure, il potenziale dell’intelligenza artificiale è enorme. Le imprese che hanno già intrapreso questo percorso riportano benefici tangibili in termini di efficienza operativa, accuratezza decisionale e competitività. L’AI permette di ridurre gli errori, di anticipare tendenze grazie all’analisi predittiva, di ottimizzare le campagne di marketing e di automatizzare attività ripetitive a basso valore aggiunto. In un contesto economico in cui i margini sono sempre più stretti e la velocità di risposta diventa cruciale, dotarsi di strumenti intelligenti non è più un’opzione, ma una necessità. Chi sceglie di investire ora, potrà costruirsi un vantaggio competitivo che sarà difficile colmare nei prossimi anni, soprattutto se l’integrazione avverrà con metodo e strategia.

Vismarcorp al fianco delle imprese nell’integrazione dell’intelligenza artificiale

Implementare l’intelligenza artificiale richiede molto più di un software.

La vera sfida non è solo implementare l’AI, ma progettarla su misura, in modo sostenibile e integrato nel tessuto operativo di ogni impresa.

Vismarcorp si propone come un partner gestionale che valorizza l’unicità di ogni realtà. L’adozione dell’AI inizia con l’ascolto dei bisogni, la comprensione dei processi e la lettura dei dati già presenti in azienda. Ogni soluzione nasce da un dialogo aperto, da una progettazione condivisa che tiene conto degli obiettivi, delle risorse e delle persone coinvolte.

Grazie a un approccio consulenziale strutturato, Vismarcorp accompagna le imprese lungo un percorso evolutivo in cui trasformando l’intelligenza artificiale in uno strumento concreto, senza diventare un ostacolo o un peso per i team operativi ma integrando in modo fluido per migliorare le performance, potenziando la produttività e rafforzare la competitività. Dalla definizione della strategia all’implementazione operativa, fino alla misurazione dei risultati, ogni fase è pensata per generare reale ritorno sull’investimento duraturo nel tempo.

Fonti uff.:

https://www.unioncamere.gov.it/comunicazione/comunicati-stampa/ia-la-usa-solo-l114-delle-imprese-ma-nel-triennio-il-189-vuole-investire

 
 

Alessia Cammilli