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Green Bond e sostenibilità apparente: quando la finanza verde non regge alla prova dei fatti con Vismarcorp
Nel contesto europeo del 2025, l’emissione di obbligazioni ambientali è soggetta a una nuova ondata di vigilanza e revisione. I Green Bond rappresentano strumenti finanziari emessi con l’obiettivo dichiarato di finanziare attività con impatto ambientale positivo. Tuttavia, non tutte le operazioni classificate come sostenibili (sostenibilità apparente) si dimostrano coerenti con i criteri ambientali e sociali richiesti dai nuovi standard ESG. Alcuni dei casi più discussi riguardano grandi aziende che hanno fatto ricorso a queste obbligazioni per progetti che, alla prova dei fatti, non rispecchiavano le finalità ambientali dichiarate.
Quando il Green bond non riflette l’impatto atteso: il caso Repsol
Nel 2017, il gruppo spagnolo Repsol ha emesso un green bond del valore di 500 milioni di euro per progetti legati all’efficienza energetica. Il problema sollevato da analisti e osservatori indipendenti è stato il tipo di iniziative finanziate, in larga parte relative all’ottimizzazione dei processi in raffinerie di combustibili fossili. Questa operazione, pur rispettando i requisiti formali dell’emissione, ha sollevato interrogativi sulla coerenza tra l’obiettivo ambientale del titolo e le ricadute effettive sull’impatto climatico. Il caso Repsol è stato uno dei primi ad aprire un dibattito strutturato sul greenwashing finanziario.
Volkswagen e le ombre del passato
Nel 2020, Volkswagen ha lanciato il suo primo green bond, raccogliendo circa 2 miliardi di euro per finanziare lo sviluppo di veicoli elettrici. La questione posta da numerosi osservatori ha riguardato la credibilità dell’operazione alla luce dello scandalo Dieselgate, che aveva coinvolto il gruppo pochi anni prima. Anche in questo caso, pur trattandosi di progetti legati alla mobilità elettrica, il dubbio si è concentrato sulla coerenza tra le scelte industriali del gruppo e il messaggio ambientale veicolato dall’emissione obbligazionaria.
Nuova regolamentazione europea e rischio reputazionale
La Commissione Europea, attraverso l’EU Green Bond Standard, ha definito nel 2023 criteri più stringenti per garantire la trasparenza, la tracciabilità e la coerenza dei progetti finanziati. Il regolamento prevede la necessità di verifiche esterne e l’allineamento tassonomico con le attività considerate ambientalmente sostenibili. Il mancato rispetto di queste condizioni non comporta solo un rischio normativo, ma apre a conseguenze reputazionali che possono riflettersi sull’intero impianto di comunicazione finanziaria di un’azienda.
Finanza sostenibile e accountability
Secondo i dati 2025 pubblicati dall’ESMA, l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, oltre il 37% delle emissioni green analizzate ha mostrato criticità nella rendicontazione o nella documentazione dei progetti sostenuti. Questa percentuale evidenzia quanto sia centrale, per le aziende, dotarsi di strumenti di accountability trasparenti e coerenti. Il green bond, in assenza di una governance attenta alla qualità delle informazioni, può diventare un fattore di rischio, più che un’opportunità di valorizzazione.
Il ruolo di Vismarcorp nella consulenza per la finanza sostenibile
Nel panorama 2025, Vismarcorp affianca le imprese nella valutazione di progetti da candidare a finanziamenti sostenibili, curando la redazione dei framework ESG, la selezione degli indicatori di impatto e l’adeguamento alle normative europee. Un approccio basato sull’affidabilità metodologica e sulla lettura integrata delle dinamiche di bilancio consente di rafforzare la coerenza tra intenzioni dichiarate e risultati misurabili, evitando derive che possano compromettere la credibilità di lungo periodo.
Fonti:
Alessia Cammilli
