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TechTalk – I leader dell’Impresa 4.0
Claudia Persico. Continuità industriale, cultura tecnologica, visione di sistema
Governance manifatturiera e trasformazione sostenibile nel racconto della Vicepresidente di Persico Group
In un momento in cui il tessuto industriale italiano è chiamato a confrontarsi con le sfide della transizione tecnologica e della sostenibilità, il caso Persico Group si distingue come esempio di evoluzione strutturata.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Claudia Persico, Vicepresidente e Rotational Director del gruppo bergamasco, per approfondire il suo percorso e il ruolo strategico che ha assunto nel tempo. Una visione internazionale costruita a partire dalle fondamenta familiari di un’impresa nata nel 1976, oggi attiva nei principali settori ad alta intensità tecnologica.
Laureata in marketing e comunicazione d’impresa a Milano, Claudia Persico matura un’esperienza iniziale negli Stati Uniti presso un’azienda concorrente, prima di entrare nel 1998 nell’impresa di famiglia. Da allora, il suo ruolo è stato centrale nell’orientare le strategie del gruppo verso un deciso salto di scala, investendo su neutralità tecnologica, riduzione dei consumi, automazione industriale e adozione di fonti rinnovabili.
Oggi Persico Group è una realtà multinazionale con sedi operative in Italia, Stati Uniti, Germania, Messico e Cina, attiva in settori ad alta intensità tecnologica come automotive, marine, aerospaziale, medicale, urban mobility e architettura. L’approccio end-to-end del gruppo, che spazia dalla progettazione allo sviluppo di prototipi, impianti e soluzioni automatizzate, lo posiziona come partner strategico per l’industria manifatturiera globale.
Sotto la direzione di Claudia Persico, il comparto Rotomoulding ha visto una forte spinta verso la sostenibilità e l’economia circolare, anticipando in parte i temi oggi centrali nell’agenda industriale europea. La sua azione ha favorito l’apertura verso nuovi segmenti, tra cui l’ingegneria biomedica e le applicazioni a idrogeno, rafforzando la competitività del gruppo anche fuori dai comparti tradizionali.
Accanto all’attività d’impresa, Claudia Persico riveste ruoli di primo piano nel sistema della rappresentanza industriale:
- Vicepresidente di Confindustria Bergamo, con deleghe a internazionalizzazione, Europa e parità di genere
- Vicepresidente di Federmeccanica, con focus sulla cultura di genere
- Membro del Consiglio dei gruppi Meccatronici e del board internazionale di JEC Group
- Membro del comitato scientifico di SPS Italy
Ha inoltre completato un Executive MBA al Politecnico di Milano ed è ambasciatrice GammaDonna, realtà impegnata nella valorizzazione dell’imprenditoria femminile.
Con un team composto per l’80% da donne, Vismarcorp riconosce nel percorso di Claudia Persico un esempio concreto di come la presenza femminile possa incidere in modo strutturale sullo sviluppo di impresa e sulla cultura manageriale, diventando parte integrante della qualità decisionale e dell’evoluzione industriale.
Di seguito l’intervista.
- Qual è stata la sfida digitale più significativa che tu o la tua azienda avete affrontato negli ultimi anni, e come l’avete superata?
Una delle sfide digitali più significative che abbiamo affrontato negli ultimi anni è stata l’introduzione dell’Industrial Internet of Things (IIoT) nei nostri impianti.
Non si è trattato solo di un aggiornamento tecnologico, ma di un vero e proprio cambio di mentalità.
Abbiamo dovuto lavorare su più livelli: da un lato, formare i nostri team interni per sviluppare competenze digitali avanzate e abbracciare una nuova logica di produzione interconnessa; dall’altro, accompagnare i nostri clienti in questo percorso, affiancandoli nell’adozione delle tecnologie e nell’interpretazione dei dati raccolti.
Abbiamo aggiornato i software delle nostre macchine per permettere all’IIoT di dialogare in modo fluido con l’impianto e con i server aziendali, assicurando sicurezza, tracciabilità e performance in tempo reale.
È stata una sfida complessa, ma strategica.
Oggi possiamo dire di aver costruito non solo impianti più intelligenti, ma anche relazioni più solide e collaborative con i nostri partner. E questo fa la differenza.
- Cosa ne pensi delle nuove tecnologie digitali – in particolare dell’AI – e della sua integrazione nei processi aziendali? Quali opportunità credi possa offrire alle imprese e/o quali rischi?
L’intelligenza artificiale viene spesso percepita come una minaccia, ma io credo che vada letta come un’enorme opportunità – soprattutto per le imprese che vogliono distinguersi su qualità, servizio e innovazione, non solo sul prezzo.
In Persico, stiamo integrando l’AI nei nostri processi con un obiettivo preciso: superare le barriere fisiche e temporali tra noi e il cliente.
Grazie all’AI, oggi i nostri impianti possono comunicare in tempo reale, inviare informazioni immediate, essere monitorati da remoto, e supportare concretamente l’operatore durante la produzione.
Non è solo questione di efficienza. Quando l’AI si combina con automazione e intelligenza di processo, il lavoro dell’operatore viene valorizzato: le attività più ripetitive e faticose vengono gestite dai robot, mentre l’essere umano può concentrarsi su controllo, analisi, decisione.
Questo è il vero salto di qualità: nobilitare il lavoro e liberare tempo e risorse per creare valore.
Ed è proprio questa visione che ci consente di anticipare i tempi e di competere a livello globale, senza dover rincorrere la logica del prezzo più basso.
- Quali competenze e mindset ritieni fondamentali per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0?
Per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0, non bastano le tecnologie: serve un vero cambio di mentalità.
Da un lato, noi come azienda dobbiamo continuare a formarci e ad evolvere, progettando impianti sempre più intelligenti, in grado di dialogare con i sistemi digitali dei clienti.
Dall’altro, anche il cliente deve essere pronto ad accogliere questa trasformazione, sia sul piano tecnico – abilitando la comunicazione tra impianti e server aziendali – sia, soprattutto, sul piano culturale.
L’industria 4.0 richiede che tutta l’organizzazione – non solo l’IT o l’ufficio tecnico – “re-impari” a lavorare: serve collaborazione tra reparti, apertura al cambiamento, spirito di adattamento continuo.
Le competenze chiave?
Capacità di apprendere velocemente, dialogare tra ambiti diversi (software, meccanica, produzione), e avere il coraggio di innovare anche nei piccoli gesti quotidiani.
Impresa 4.0 non è un progetto IT, è una trasformazione d’impresa.
- Guardando al futuro, quali tecnologie o trend credi avranno il maggiore impatto sul settore industriale nei prossimi 5 anni?
Guardando al futuro, credo che i trend che avranno il maggiore impatto sull’industria nei prossimi cinque anni saranno l’automazione intelligente, l’evoluzione dei materiali sostenibili e l’interconnessione digitale spinta.
Da un lato, l’integrazione tra robotica, intelligenza artificiale e machine learning sta trasformando il modo in cui progettiamo, produciamo e controlliamo qualità e processi. Non si tratta solo di efficienza, ma di capacità predittiva e adattiva: le tecnologie ci aiuteranno a essere sempre più resilienti e proattivi.
Dall’altro, la sostenibilità non è più un’opzione, ma un driver di innovazione. Stiamo già lavorando su materiali più leggeri, riciclabili o bio-based e tecnologie di produzione meno energivore. Questo sarà un enorme campo di sviluppo.
Infine, credo molto nel potenziale della digitalizzazione industriale: sistemi interconnessi, analisi dati in tempo reale e IIoT permetteranno una gestione più integrata, trasparente e personalizzata delle linee produttive.
In sintesi, il futuro è fatto di tecnologie che parlano tra loro, che imparano e che rispettano il mondo in cui viviamo. La sfida sarà avere il coraggio di guidare il cambiamento, senza aspettare che arrivi da fuori.
- C’è un libro, una citazione o un personaggio che ha segnato il tuo percorso da leader, che ti piacerebbe condividere?
Ci sono molte letture e figure che mi hanno ispirata nel mio percorso, ma una citazione che porto spesso con me è di Peter Drucker:
“La cultura mangia la strategia per colazione.”
Nel tempo ho capito quanto questo sia vero. Puoi avere la strategia migliore, le tecnologie più avanzate, ma se non crei una cultura aziendale forte, inclusiva, fatta di fiducia, responsabilità e passione, difficilmente arriverai lontano.
Essere leader per me significa questo: saper guidare l’innovazione senza mai perdere il legame con le persone, con i valori, con il territorio.
- Qual è il consiglio che daresti ai giovani professionisti (o aspiranti imprenditori) che vogliono avvicinarsi al mondo dell’industria digitale?
Il consiglio che darei è: non abbiate paura di sporcarvi le mani, ma tenete sempre lo sguardo sul futuro.
Il mondo dell’industria digitale è affascinante proprio perché unisce concretezza e visione. Serve conoscere le tecnologie, certo, ma soprattutto capire i processi, le persone, le dinamiche reali della produzione.
Studiate, formatevi, ma cercate anche di entrare in fabbrica, parlare con gli operatori, osservare come funziona davvero una linea. Solo così l’innovazione che porterete sarà utile, reale, sostenibile.
E soprattutto: circondatevi di persone migliori di voi, siate curiosi, umili ma ambiziosi. E soprattutto: non mollate mai.
Ci saranno ostacoli, errori, momenti di incertezza – ma è lì che si costruisce la vera forza di un leader.
La tenacia è la chiave. Oggi più che mai, l’industria ha bisogno di menti giovani, coraggiose e preparate, capaci di mettere insieme tecnologia, sostenibilità e umanità. Se avete questa visione – e la volontà di non fermarvi di fronte alle difficoltà – il futuro vi aspetta.
Ringraziamo Claudia Persico per la disponibilità e rinnoviamo il nostro apprezzamento per il lavoro che Persico Group porta avanti nel panorama industriale italiano.