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Alessio Troilo. La cultura manageriale che guida l’innovazione green della mobilità
Dal controllo di gestione alla mobilità elettrica: la visione che sostiene Powandgo
Brescia – Il percorso di Alessio Troilo nasce nella gestione aziendale e trova nuova espressione nell’imprenditoria digitale. CEO e Founder di UOSE e di Powandgo, porta nel mondo della mobilità elettrica una visione maturata attraverso anni di lavoro nel controllo di gestione, nella valutazione del rischio e nella direzione operativa di realtà complesse. La sua esperienza unisce competenze tecniche e capacità organizzativa, elementi che oggi sostengono lo sviluppo di un servizio pensato per riscrivere l’accesso alla ricarica elettrica.
Powandgo introduce un modello di economia della condivisione dedicato ai veicoli elettrici, progettato per semplificare la vita degli utenti e promuovere una mobilità più sostenibile. L’approccio nasce da un equilibrio tra tecnologia, servizi digitali e gestione operativa, principi che Troilo ha consolidato nel suo percorso professionale e trasferito nella costruzione della startup.
Gestione, analisi e costruzione di nuovi modelli d’impresa
La formazione manageriale di Troilo trova le sue radici in esperienze che attraversano settori diversi, dal finanziario all’industriale, dalla logistica all’edilizia. Gli anni dedicati al controllo di gestione in aziende strutturate come Sirap Group, Streparava e DAC hanno costruito un metodo basato sulla lettura rigorosa dei dati, sulla definizione dei processi e sulla capacità di coordinare funzioni interne. L’attività svolta in Unicredit Fineco Leasing gli ha permesso di seguire progetti di valutazione creditizia automatizzata, consolidando una prospettiva analitica che oggi ritorna nel modo in cui interpreta scalabilità e sostenibilità dei modelli digitali.
Il passaggio all’imprenditoria è stato valorizzato anche dall’esperienza con Zoooom.eu e UOSE, realtà che hanno ampliato la sua visione sulla creazione di servizi digitali e sulla gestione di nuovi ecosistemi tecnologici.
Una leadership che unisce mobilità, tecnologia e sostenibilità
L’impegno in Powandgo rappresenta il punto d’incontro tra competenze manageriali e innovazione applicata alla mobilità elettrica. Il progetto valorizza un modello che avvicina utenti e infrastrutture attraverso un servizio pensato per rendere più immediato l’accesso alla ricarica, con un impatto positivo sulla diffusione dei veicoli elettrici e sull’evoluzione della mobilità urbana.
Vismarcorp osserva l’evoluzione delle giovani imprese che stanno trasformando il settore green e riconosce in Alessio Troilo una leadership capace di collegare analisi gestionale, tecnologia e sviluppo sostenibile.
Di seguito l’intervista.
- Qual è stata la sfida digitale più significativa che tu o la tua azienda avete affrontato negli ultimi anni, e come l’avete superata?
La sfida più significativa è stata quella di evolvere da un servizio puramente digitale — basato su geolocalizzazione, prenotazione e pagamento delle stazioni di ricarica per veicoli elettrici privati — alla produzione diretta di hardware proprietario, come colonnine e wallbox, completamente integrati con la nostra app.
Abbiamo poi sviluppato dispositivi per la ricarica di e-bike e mini-car, unendo le nostre competenze software a nuove sfide hardware. Questo passaggio ci ha portati a lavorare in un’ottica deep-tech, costruendo un ecosistema in cui tutte le tecnologie comunicano tra loro in modo intelligente e scalabile.
- Cosa ne pensi delle nuove tecnologie digitali – in particolare dell’AI – e della sua integrazione nei processi aziendali? Quali opportunità credi possa offrire alle imprese e/o quali rischi?
Ritengo che l’AI sia ormai indispensabile nei processi aziendali, soprattutto in una startup come la nostra, dove le risorse umane sono necessariamente limitate per ragioni di budget. L’intelligenza artificiale snellisce i processi, accelera analisi e ricerche, e consente spesso — a costo quasi nullo — di colmare competenze specifiche che sarebbero costose da reperire in outsourcing.
Credo tuttavia che chiunque scriva un prompt, di qualunque natura, debba possedere una piena comprensione dell’output, per poterlo rielaborare in modo critico e soggettivo. Qualsiasi risultato generato al di fuori della cultura individuale, di qualsiasi livello, può portare a gravi errori.
Il rischio principale è quello di utilizzare l’AI scopi per i quali non è stata progettata. Possiamo mettere un aratro dietro ad una macchina da corsa per lavorare un campo, ma è evidente che non sia nata per quello.
L’AI è un supporto di altissimo livello, ma senza un’educazione adeguata all’uso rischia di impigrire il pensiero umano, invece di potenziarlo.
- Quali competenze e mindset ritieni fondamentali per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0?
Oggi più che mai, la resilienza è la competenza chiave: gli scenari e le opportunità cambiano quotidianamente, e chi guida un’impresa deve saper adattarsi con rapidità senza perdere la direzione.
Allo stesso tempo, serve consistenza, perché la velocità senza solidità porta a inseguire tutto e concludere poco. Il rischio è di non essere pronti a cogliere le stesse opportunità che noi stessi generiamo.
In un contesto di trasformazione verso l’Impresa 4.0, credo inoltre sia fondamentale coltivare curiosità, capacità di apprendimento continuo e pensiero critico: solo chi mantiene la mente aperta e il controllo dei propri strumenti può davvero innovare in modo sostenibile.
- Guardando al futuro, quali tecnologie o trend credi avranno il maggiore impatto sul settore industriale nei prossimi 5 anni?
Credo che l’intelligenza artificiale applicata alla robotica avanzata sarà una delle tecnologie più dirompenti dei prossimi anni, capace di trasformare profondamente non solo l’ambiente industriale ma anche la vita quotidiana.
Stiamo già assistendo alla diffusione di robot autonomi per la cura della persona e la gestione domestica, capaci di apprendere abitudini, interagire con le persone e adattarsi ai loro bisogni e ad applicazioni sempre più evolute in quasi tutti i settori industriali. Queste tecnologie ridisegneranno il modo in cui ci muoviamo, viviamo e lavoriamo.
L’integrazione tra AI e robotica non sarà un fenomeno di nicchia: entrerà gradualmente in ogni contesto della nostra quotidianità, diventando un’estensione naturale delle nostre attività.
- C’è un libro, una citazione o un personaggio che ha segnato il tuo percorso da leader, che ti piacerebbe condividere?
Un riferimento che porto con me è Kobe Bryant e la sua “Mamba Mentality”. Ciò che mi colpisce non è solo il talento, ma la disciplina fuori dal comune con cui lo ha costruito: ad esempio, si svegliava alle 4 del mattino per iniziare l’allenamento, mentre molti suoi colleghi ancora dormivano.
Quel risveglio all’alba non era un gesto simbolico, ma un investimento concreto in coerenza, metodo e lavoro quotidiano. Significa: non solo fare “il meglio che puoi”, ma fare di più ogni giorno rispetto a quanto gli altri fanno oggi.
Nel mio ruolo di imprenditore è un principio che applico così: non cerco solo “il colpo geniale” o un’idea brillante, ma piuttosto la routine costante, l’avanzamento quotidiano, la disciplina nei processi – perché il talento senza consistenza resta un potenziale non sfruttato.
- Qual è il consiglio che daresti ai giovani professionisti (o aspiranti imprenditori) che vogliono avvicinarsi al mondo dell’industria digitale?
Siamo nel pieno di una nuova rivoluzione industriale, in cui il valore si sta spostando rapidamente dagli asset materiali a quelli digitali — ma con una differenza sostanziale rispetto al passato: oggi gli asset digitali non valgono più quanto un tempo.
Oggi realizzare un’app, una piattaforma o un sito richiede una frazione del tempo, del denaro e delle competenze che servivano anche solo pochi anni fa. E questo significa che ciò che un tempo era un vantaggio competitivo, ora è solo un punto di partenza facilmente replicabile.
Il mio consiglio, in pillole, è di buttare il cuore oltre l’ostacolo sin dall’inizio: non innamoratevi del prodotto, ma del pubblico a cui vi rivolgete. L’unico vero asset di valore oggi è una community o una clientela in target, perché il target stesso è in continua evoluzione e richiede ascolto costante.
Gli asset digitali si possono costruire, copiare o migliorare in poco tempo; una community invece si conquista, si nutre e cresce nel tempo. È lì che risiede il valore reale di ogni impresa digitale: nella fiducia e nella relazione, non nel codice.
Ringraziamo Alessio Troilo per la disponibilità e rinnoviamo il nostro apprezzamento per il lavoro che Powandgo porta avanti nel panorama industriale.