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Angelo Inglese. Sartoria, tradizione e visione manageriale nel futuro del Made in Italy
Dalla cultura sartoriale alle logiche d’impresa, il percorso di Inglese unisce artigianalità, direzione creativa e capacità organizzativa in un settore che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo.
Ginosa – La storia di Angelo Inglese si radica nel tessuto culturale e produttivo della sartoria pugliese, dove il valore del dettaglio e la conoscenza dei materiali si fondono in una forma d’arte che diventa impresa. Dopo un lungo periodo alla guida di Inglese Abbigliamento S.a.s., fonda G. Inglese Sartoria, un marchio che interpreta l’eleganza classica italiana attraverso una visione contemporanea, capace di unire ricerca estetica, innovazione e gestione manageriale. Il brand, attivo dal 1955 a Ginosa, è riconosciuto a livello internazionale per i capi hand-crafted, realizzati interamente a mano in Italia, che rappresentano l’essenza autentica del Made in Italy.
Un percorso costruito sul mestiere e sulla cultura del fare
La formazione in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari ha rappresentato l’avvio di un percorso che si è reindirizzato quando le necessità familiari hanno richiesto di assumere la guida dell’attività, trasformando gli studi iniziali in un’esperienza imprenditoriale costruita nella gestione diretta dell’azienda. La conoscenza delle dinamiche aziendali diventa presto una leva per consolidare un modello sartoriale capace di competere a livello internazionale, mantenendo al centro la qualità e la relazione diretta con il cliente. L’esperienza di oltre quattordici anni come Direttore in Inglese Abbigliamento consolida un approccio alla gestione che affianca al sapere artigiano una struttura organizzativa in grado di garantire efficienza e continuità.
La sartoria come laboratorio d’innovazione
Il valore di G. Inglese Sartoria si esprime nella capacità di tradurre l’eredità artigianale in un modello operativo moderno. Ogni fase del processo — dal taglio dei tessuti alla costruzione del capo — è governata da un sistema che integra tradizione e tecniche avanzate. Il marchio propone una linea denim reinterpretata in chiave sartoriale con camicie, giacche e pantaloni realizzati a mano in Puglia.
Cultura, identità e nuove generazioni
L’evoluzione di G. Inglese Sartoria mostra come l’artigianato possa dialogare con l’innovazione restando autentico. La bottega diventa un laboratorio in cui tradizione e ricerca si intrecciano, trasformando il valore del dettaglio in linguaggio d’impresa. Per Angelo Inglese, la formazione rappresenta la continuità del mestiere, un modo per trasmettere cultura e dignità del lavoro alle nuove generazioni. L’espansione internazionale del marchio nasce da relazioni costruite sulla fiducia, dove ogni capo diventa ambasciatore del territorio e del saper fare italiano nel mondo.
Vismarcorp valorizza la visione di Angelo Inglese come esempio di leadership che unisce artigianato e innovazione, orientando la diffusione della cultura del Made in Italy autentico e la trasformazione dei modelli produttivi verso un equilibrio tra creatività e impresa.
Di seguito l’intervista.
- Qual è stata la sfida digitale più significativa che tu o la tua azienda avete affrontato negli ultimi anni, e come l’avete superata?
La sfida digitale più grande è stata quella di trasferire un’esperienza profondamente artigianale nel mondo digitale, senza perderne l’anima. Stiamo sperimentando tutto: realtà aumentata, real verse e intelligenza artificiale, con un unico obiettivo:ridurre le distanze tra Ginosa e il mondo. Essere locali, pensare e lavorare in modo globale. Mostrare le nostre bellezze territoriali, raccontare il turismo sartoriale e far vivere la nostra arte anche a chi è lontano, come se fosse qui con noi.
- Cosa ne pensi delle nuove tecnologie digitali – in particolare dell’AI – e della sua integrazione nei processi aziendali? Quali opportunità credi possa offrire alle imprese e/o quali rischi?
Penso che l’intelligenza artificiale possa aiutarci a digitalizzare alcuni passaggi, soprattutto quelli legati all’archiviazione e alla comunicazione. Potrà far conoscere la storia e la tradizione del nostro brand, ma anche di un mestiere che deve sopravvivere ed essere tramandato. Sarà uno strumento prezioso per divulgare, raccontare e connettere mondi diversi. I rischi esistono e vanno gestiti con cautela, come per ogni cosa estremamente utile: serve equilibrio tra tecnologia e umanità, tra innovazione e memoria.
- Quali competenze e mindset ritieni fondamentali per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0?
Per noi, la trasformazione verso l’Impresa 4.0 significa trovare un equilibrio giusto tra ciò che non deve cambiare e ciò che deve evolvere. La sartoria vive di gesti lenti, di mani che lavorano e di tempo. Oggi è indispensabile avere la capacità di comunicare al mondo quel lavoro ed il posto in cui si fa. Le competenze fondamentali non sono solo digitali: servono curiosità, visione e la volontà di restare artigiani anche davanti a una macchina. La tecnologia deve aiutarci a preservare e rendere sempre più plateale il mestiere, non a sostituirlo. Solo così la tradizione può continuare a parlare un linguaggio contemporaneo ed interessante.
- Guardando al futuro, quali tecnologie o trend credi avranno il maggiore impatto sul settore industriale nei prossimi 5 anni?
Si parla molto di robot e automazione, ma io immagino un futuro diverso: un mondo dove la tecnologia non sostituisce l’uomo, ma lo aiuta a ritrovare se stesso. Credo che nei prossimi anni assisteremo a un ritorno all’umanesimo, a un bisogno profondo di autenticità, di contatto, di radici. Le nuove tecnologie saranno importanti, ma avranno valore solo se sapremo usarle per riscoprire ciò che siamo davvero: geni e creatori, non solo freddi ingranaggi.
- C’è un libro, una citazione o un personaggio che ha segnato il tuo percorso da leader, che ti piacerebbe condividere?
Sono sempre stato attratto da Sergio Marchionne: dalla sua dedizione, dal coraggio con cui affrontava le sfide e dal senso di responsabilità che metteva in ogni decisione. Condividevo la sua idea di impresa come una missione, non solo come un lavoro. Anche nel mio percorso ho sempre creduto in questa visione: fare impresa significa impegnarsi ogni giorno per migliorare, per lasciare un segno, per creare valore che duri nel tempo. Un libro che mi ha colpito è “Leadership e futuro” di Marchionne stesso: una raccolta di pensieri che unisce rigore e umanità, visione industriale ed etica.
- Qual è il consiglio che daresti ai giovani professionisti (o aspiranti imprenditori) che vogliono avvicinarsi al mondo dell’industria digitale?
L’industria digitale non è così diversa da quella artigianale. Anche lì servono umiltà, sacrificio, dedizione, impegno, curiosità, studio e la voglia di migliorarsi ogni giorno. Il segreto è non sentirsi mai arrivati, continuare a imparare e mettere in atto, come un vero artigiano Solo così la tecnologia e l’innovazione potranno lasciare un segno.
Ringraziamo Angelo Inglese per aver condiviso la visione con cui G. Inglese Sartoria unisce artigianato, cultura e formazione in un modello che mantiene vivo il patrimonio della sartoria italiana e lo rende accessibile a una comunità internazionale di appassionati e professionisti.