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Davide Mangili

Davide Mangili. Levitology e la ricerca di un equilibrio tra impresa, tecnologia e creatività

Un percorso imprenditoriale costruito sull’innovazione applicata e sulla capacità di tradurre idee in esperienze tangibili.

Milano – La carriera di Davide Mangili riflette una curiosità costante verso le forme di innovazione che uniscono tecnologia e design. Dopo un lungo percorso nella formazione commerciale e nella consulenza direzionale, orienta la propria attività verso la sperimentazione di nuovi modelli imprenditoriali, dando vita a realtà che combinano funzionalità tecnica e impatto visivo. Tra queste, Levitology, start up innovativa che trasforma il concetto di comunicazione visiva attraverso la levitazione magnetica di oggetti e loghi aziendali. L’obiettivo è offrire alle imprese strumenti di rappresentazione capaci di coniugare estetica, tecnologia e identità di marca.

Levitology, la leggerezza come linguaggio tecnologico
Fondata nel 2021, Levitology si distingue per la capacità di dare forma a esperienze sensoriali che uniscono ingegneria, creatività e precisione. Le tecnologie di levitazione magnetica vengono impiegate per realizzare espositori, elementi decorativi e soluzioni di branding che creano un effetto di sospensione visiva. L’idea alla base del progetto nasce dal desiderio di offrire al mondo aziendale un modo nuovo di comunicare valore, attraverso un linguaggio fisico e simbolico che cattura attenzione e trasmette innovazione.

Un approccio imprenditoriale orientato alla sperimentazione
Parallelamente alla guida di Levitology, Davide Mangili sviluppa percorsi professionali autonomi in ambiti diversi, mantenendo come costante la ricerca di equilibrio tra creatività e metodo. Le esperienze maturate come CEO di A.S.N. Srl, Metaphora Srls e Passthru Srl rappresentano capitoli distinti di una carriera che attraversa il marketing, la consulenza e la progettazione di soluzioni per la comunicazione d’impresa. Ogni progetto si muove su un piano indipendente, con obiettivi specifici e visioni complementari, accomunate dall’attenzione alla qualità del prodotto e alla coerenza del messaggio.

Innovazione come esperienza visiva
Levitology si inserisce in questa prospettiva come laboratorio di ricerca e produzione capace di fondere arte e ingegneria in un’unica esperienza visiva. Le creazioni realizzate utilizzano campi magnetici controllati per far fluttuare oggetti e loghi aziendali, restituendo una percezione di movimento continuo. Questa tecnologia diventa uno strumento di storytelling tridimensionale, che permette alle imprese di esprimere la propria identità in modo immersivo e memorabile.

Vismarcorp riconosce in Davide Mangili una figura capace di interpretare l’innovazione con spirito imprenditoriale e attenzione al dettaglio. Le sue iniziative mostrano come la creatività applicata alla tecnologia possa generare forme di comunicazione capaci di unire estetica, precisione e visione d’impresa, aprendo nuove possibilità di rappresentazione per i brand e per il design contemporaneo.

Di seguito l’intervista

 

  1. Qual è stata la sfida digitale più significativa che tu o la tua azienda avete affrontato negli ultimi anni, e come l’avete superata? 

 

La vera sfida è stata incanalare lo stupore in un modello industriale replicabile e sostenibile. Quando le persone vedono un nostro espositore per la prima volta, restano affascinate: “Wow!”. Ma quel wow è solo il punto di partenza. Abbiamo dovuto chiederci: come trasformiamo l’effetto sorpresa in un prodotto stabile, ingegnerizzabile, personalizzabile e scalabile? E lì entra in gioco la sfida digitale: abbiamo sviluppato sistemi per calcolare in tempo reale forze, baricentri, stabilità e risposta elettromagnetica, così da adattare ogni progetto all’oggetto specifico. 

 

  1. Cosa ne pensi delle nuove tecnologie digitali – in particolare dell’AI – e della sua integrazione nei processi aziendali? Quali opportunità credi possa offrire alle imprese e/o quali rischi?

 

Credo fortemente nelle tecnologie digitali, in particolare l’ AI. Possono semplificare processi, automatizzare task ripetitivi, velocizzare decisioni e aprire nuove opportunità anche nel design e nella prototipazione. Per una realtà come la nostra, che lavora nell’incrocio tra scienza, estetica e personalizzazione, l’AI può diventare un potente acceleratore creativo. Detto questo, resta per me fondamentale una cosa: l’AI deve rimanere uno strumento. Va integrata con criterio, con la testa e non con l’entusiasmo cieco. Il rischio è di delegare troppo, perdere controllo o, peggio, appiattire l’unicità che invece ogni “brand” dovrebbe esprimere. In altre parole, abbiamo dato struttura all’impossibile, unendo scienza dei materiali, design parametrico, automazione e configurazione dei nostri sistemi.

 

  1. Quali competenze e mindset ritieni fondamentali per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0?

 

Per me ci sono due qualità che vengono prima di tutte le competenze tecniche: apertura mentale e reattività al cambiamento. L’Impresa 4.0 non è solo tecnologia: è un cambio di paradigma. E chi la guida deve essere capace di mettere continuamente in discussione il proprio modello, adattarsi, anticipare. Nel nostro caso di Levitology, ogni progetto è una sfida nuova. Ogni oggetto che facciamo levitare è diverso. Questo ci ha insegnato a lavorare con un approccio flessibile, iterativo, sempre orientato alla soluzione. Servono competenze trasversali: un po’ di design, un po’ di ingegneria, un po’ di marketing. Ma soprattutto serve una cultura del “possibile”. Perché se vuoi superare i limiti — anche solo quelli della gravità — devi prima superare quelli della tua mentalità.

 

  1. Guardando al futuro, quali tecnologie o trend credi avranno il maggiore impatto sul settore industriale nei prossimi 5 anni?

 

Penso che l’intelligenza artificiale sarà il protagonista assoluto del prossimo ciclo industriale. Non parlo solo di AI come strumento per automatizzare processi o generare contenuti. Parlo di AI come catalizzatore di un cambiamento sistemico, che coinvolgerà l’intera struttura dell’economia. L’adozione massiva dell’AI porterà una domanda crescente di calcolo, potenza computazionale e data center. Questo significa un aumento esponenziale dei consumi energetici, ma anche nuove sfide in termini di sostenibilità, supply chain, etica e geopolitica dei dati. Non sarà più sufficiente usare” l’AI: bisognerà governarla, bilanciarla e integrarla in modo consapevole nei modelli di business.

 

  1. C’è un libro, una citazione o un personaggio che ha segnato il tuo percorso da leader, che ti piacerebbe condividere?

 

Il mio cambiamento più grande è avvenuto quando sono diventato padre, in un’età relativamente giovane rispetto alla media italiana. Devo ammettere che i miei più grandi maestri sono proprio i miei figli. Sono loro i miei maestri quotidiani. Mi spingono a mettermi in discussione, a guardarmi dentro, a rivedere le priorità, il modo di comunicare, di gestire il tempo, le emozioni, le decisioni. Quando hai una grande responsabilità verso qualcuno — che sia una famiglia o un’azienda — impari a non rispondere solo a te stesso, ma anche a chi si affida a te. Essere padre mi ha insegnato che la leadership non è controllo: è servizio. È dare l’esempio, anche quando è difficile.

 

  1. Qual è il consiglio che daresti ai giovani professionisti (o aspiranti imprenditori) che vogliono avvicinarsi al mondo dell’industria digitale?

 

Il mio consiglio è semplice: avete fame. Cercate ostacoli, non scappatene. Perché se arrivano, è perché servono. Gli ostacoli non sono un errore del percorso — sono il percorso. Sono lì per insegnarti, per farti crescere, per farti guadagnare ogni passo. Chi sceglie di fare impresa oggi, specialmente nel mondo digitale, deve sapere che avrà davanti molti più alti e bassi emotivi di quanto immagina. E non c’è nulla di sbagliato in questo. Il vero lavoro, quello profondo, è imparare a stare anche nei momenti difficili. A non mollare quando sembra tutto contro. E poi, fondamentale: condividete il cammino. I successi, ma anche i fallimenti. Fatelo con qualcuno che stimate, con chi vi conosce, con chi sa tenervi su o ridimensionarvi quando serve. Nessuno costruisce niente di grande da solo. E infine, una cosa a cui credo profondamente: alzatevi ogni mattina con il fuoco dentro. Il fuoco di voler fare qualcosa che vi appassiona davvero. Perché non c’è energia più potente di quella che viene da dentro.

Vismarcorp ringrazia Davide Mangili per aver condiviso la sua esperienza e riconosce in Levitology un esempio di impresa capace di unire scienza, estetica e tecnologia in un modello di innovazione che ridefinisce il confine tra visione e realizzazione.

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