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Massimo Ronchi. Good Karma

Massimo Ronchi. L’innovazione digitale che nasce da una visione internazionale

Dalla consulenza tecnologica alla leadership di Good Karma

Massagno – Il percorso di Massimo Ronchi riflette una visione imprenditoriale che unisce tecnologia e modelli di crescita orientati all’impatto. Presidente di Good Karma Sagl, guida l’espansione del gruppo con un approccio che integra competenze tecnologiche e attenzione ai processi aziendali, sviluppando soluzioni pensate per accompagnare imprese e professionisti nella trasformazione digitale. La sua esperienza nasce da una prospettiva internazionale, valorizzata attraverso un lavoro quotidiano che unisce ricerca, sviluppo e capacità operativa.

Good Karma opera nel settore dei servizi informatici con attività che spaziano dalla consulenza software al marketing digitale, dalla progettazione di piattaforme SaaS alla gestione di progetti e-commerce. La struttura si distingue per la capacità di connettere tecnica, creatività e analisi, costruendo percorsi di crescita che armonizzano obiettivi economici e impatto sociale.

Strategie digitali e piattaforme tecnologiche

Il lavoro di Ronchi si concentra sulla creazione di sistemi che supportano le imprese nelle attività più rilevanti del digitale. Le piattaforme sviluppate da Good Karma includono soluzioni CRM, strumenti automatizzati per la gestione delle campagne di marketing, software dedicati all’analisi dei dati e applicazioni basate sull’intelligenza artificiale. Queste tecnologie vengono integrate con servizi di progettazione web, sviluppo e-commerce e personalizzazione di applicazioni, con l’obiettivo di rendere più fluidi i processi di vendita, comunicazione e gestione delle relazioni.

La combinazione tra competenza tecnica e capacità strategica permette alla società di accompagnare i clienti lungo percorsi che richiedono visione, precisione e adattamento, valorizzando un modello digitale costruito su misura.

Una leadership orientata all’impatto

La direzione di Ronchi interpreta il ruolo dell’impresa come leva capace di generare valore economico e impatto positivo. Le attività legate alla ricerca di mercato, alla consulenza di marketing e alla gestione delle campagne digitali vengono integrate con strumenti che facilitano l’evoluzione tecnologica delle organizzazioni, creando un equilibrio tra efficienza, crescita e sostenibilità.

Vismarcorp segue con attenzione lo sviluppo delle realtà che contribuiscono all’innovazione nel Canton Ticino e riconosce in Massimo Ronchi una leadership in grado di collegare tecnologia, visione internazionale e responsabilità d’impresa.

Di seguito l’intervista.

 

  1. Qual è stata la sfida digitale più significativa che tu o la tua azienda avete affrontato negli ultimi anni, e come l’avete superata?

La sfida più grande è iniziata due anni e mezzo fa.

Avevamo già un sistema proprietario solido: CRM, marketing automation, dati in tempo reale che funzionava e ci aveva fatto crescere. Però il mercato correva più veloce del nostro stack: l’AI stava cambiando le regole e restare “come prima” equivaleva a rallentare.

Abbiamo avviato una trasformazione profonda: modernizzazione del codice del nostro SaaS, nuova architettura, ottimizzazione di anni di processi, routines e logiche. Da lì la scelta chiave: creare da zero un nuovo sistema operativo completo per marketing e vendite.

Un ecosistema unico in cui strategia, campagne, contenuti, funnel e automazioni vivono nello stesso ambiente, con procedure chiare, replicabili e misurabili che comprendesse un sistema di input e output multipli: funnel, semilavorati, canvas, template e piani operativi che permettono alle aziende di guidare marketing e vendite senza dispersioni.

Una volta realizzato tutto questo, il cerchio si è chiuso con lo sviluppo di un layer AI integrato, collegato agli LLM più usati ma indipendente da ognuno di loro, che lavora sui dati proprietari in modo sicuro, coerente e allineato alla strategia.

Ora siamo alle ultime fasi: tra pochi mesi lanceremo ufficialmente il progetto e sarà il mercato a dirci se abbiamo davvero vinto la sfida.

 

  1. Cosa ne pensi delle nuove tecnologie digitali – in particolare dell’AI – e della sua integrazione nei processi aziendali? Quali opportunità credi possa offrire alle imprese e/o quali rischi?

Le nuove tecnologie – e in particolare l’AI – sono diventate un po’ come il sale in cucina: tutti dicono che serve, molti ne abusano, pochi la usano davvero bene. Io la vedo come una nuova infrastruttura del business, più che il giochino del momento. Se l’azienda ha processi chiari e dati in ordine, l’AI li accelera e li rende più intelligenti. Se c’è caos, l’AI si limita ad amplificare il caos… molto più velocemente.

Le opportunità sono evidenti: meno lavoro ripetitivo, decisioni più rapide, analisi più serie e una qualità più stabile in tanti reparti. Il punto è come la si integra: quando poggia sull’esperienza delle persone, su dati proprietari e su un framework pensato bene, diventa un alleato potente. Quando invece viene buttata dentro “perché lo fanno tutti”, si trasforma in un patchwork di tool scollegati, dipendenze strane da fornitori esterni e rischi che poi nessuno ha voglia di sottoscrivere.

L’AI è un enorme vantaggio per chi ha metodo, visione e struttura. Per gli altri rischia di essere solo l’ennesima parola chiave da pitch destinato a un CdA di boomer.

 

  1. Quali competenze e mindset ritieni fondamentali per guidare con successo la trasformazione verso l’Impresa 4.0? 

Per guidare una trasformazione verso l’Impresa 4.0 non basta “fare un corso sull’AI” e cambiare qualche slide: serve un certo tipo di testa. Direi che il trio base è questo: curiosità, disciplina e coraggio. La curiosità ti evita di rimanere fermo su ciò che “abbiamo sempre fatto così”, la disciplina serve a mettere ordine nel caos che ogni cambiamento genera, il coraggio ti permette di decidere anche quando i dati non sono perfetti e una parte del rischio resta comunque sul tavolo.

Poi c’è il lato meno glamour ma decisivo: saper leggere i dati senza farsi ipnotizzare dai grafici, riconoscere pattern, ragionare in modo sistemico e avere una vera ossessione per i processi che funzionano e si possono migliorare nel tempo. L’Impresa 4.0 non è l’impero dell’illuminazione improvvisa o dei colpi di fortuna: è il regno di chi riesce a innovare in modo consapevole, strutturato e continuo… e magari con un po’ di sana autoironia quando le cose, inevitabilmente, si complicano.

 

  1. Guardando al futuro, quali tecnologie o trend credi avranno il maggiore impatto sul settore industriale nei prossimi 5 anni? 

Se guardo ai prossimi cinque anni, vedo quattro cose che faranno davvero la differenza.

La prima è l’automazione end-to-end: al posto del solito pezzettino automatizzato qua e là serviranno flussi completi che collegano produzione, commerciale, marketing, amministrazione e customer care. In pratica reparti più leggeri, processi più veloci, meno errori e molte meno “mail di rincorsa”.

La seconda è l’AI generativa integrata nei software verticali. L’epoca dell’AI generica sta già finendo: arrivano soluzioni cucite sui processi reali delle aziende, dalla manutenzione predittiva alla supply chain, dalle vendite al marketing. Stiamo passando velocemente dal giocattolo da laboratorio a un vero e proprio cambio di paradigma operativo obbligatorio.

La terza sono i simulatori e l’analisi predittiva dei processi: sistemi che ti fanno vedere scenari, costi, performance e impatti prima ancora di spendere un franco. Una sorta di “simulatori decisionali” che ti permettono di sbagliare in simulazione invece che in bilancio.

La quarta sono i collaboratori virtuali, anche a livello C-level: figure AI che affiancano manager e team portando idee, competenze e visione. ATTENZIONE! Non sto parlando di sostituti delle persone, bensì di potenziatori tecnologici: CEO virtuali, analisti, strategist, product manager che lavorano 24/7 e che, se usati bene, alzano il livello di chi li guida.

Chi riuscirà a tenere insieme questi quattro pezzi avrà un vantaggio enorme: più controllo, più velocità e la possibilità di anticipare il mercato… mentre gli altri saranno ancora lì a rincorrere l’ennesima “novità rivoluzionaria”.

 

  1. C’è un libro, una citazione o un personaggio che ha segnato il tuo percorso da leader, che ti piacerebbe condividere? 

Facile: “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams.

Due parole leggendarie: “Don’t Panic.”

In un mondo in cui tecnologia, AI e processi cambiano ogni mese, è un promemoria perfetto:

testa fredda, metriche chiare, autoironia sempre accesa.

E “grazie per tutto il pesce”.

 

  1. Qual è il consiglio che daresti ai giovani professionisti (o aspiranti imprenditori) che vogliono avvicinarsi al mondo dell’industria digitale? 

Datevi all’artigianato o all’agricoltura e diventerete ricchi 🙂

Se invece insistete con l’industria digitale, allora tocca fare le cose sul serio: partite dai metodi, poi dai processi, poi dai dati, e solo alla fine dagli strumenti.

Il contrario – partire dagli strumenti “perché sono fighi” – è il modo migliore per perdersi dopo tre mesi. Costruite sistemi snelli, scalabili, chiari, che sopravvivano anche quando voi non siete in call.

L’AI è un alleato straordinario per chi ha una direzione chiara: amplifica le scelte giuste, velocizza il lavoro, libera tempo mentale. Per chi si muove senza struttura, invece, diventa solo rumore: tool provati, abbandonati, cambiati, riprovati … e montagne di files piene di testi che nessuno leggerà mai.

Mettete fondamenta solide oggi – metodo, processi, dati – e domani sarete voi il riferimento, mentre altri staranno ancora cercando “il tool definitivo” su Google o su Chat GPT.

 

Ringraziamo Massimo Ronchi per aver condiviso la sua visione e rinnoviamo la nostra stima per il lavoro che Good Karma porta avanti nel campo dell’innovazione.

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