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PIR 2025 e fondi a impatto sociale con Vismarcorp

Un modello che unisce risparmio e finalità sociali

I Piani Individuali di Risparmio rappresentano uno strumento che ha conquistato un ruolo centrale nel mercato finanziario italiano. Introdotti per convogliare capitali privati verso l’economia nazionale, i PIR permettono di investire in strumenti selezionati e di ottenere un trattamento fiscale favorevole al completamento dell’orizzonte temporale stabilito. L’interesse verso questa formula si rafforza con la crescita dei fondi a impatto sociale, che uniscono ricerca di rendimento e obiettivi misurabili sul piano sociale. La combinazione tra vantaggi fiscali e attenzione a valori ambientali e sociali apre prospettive interessanti per i risparmiatori che desiderano pianificare il futuro in modo responsabile.

Quadro normativo ed economico

Secondo la Banca d’Italia, i PIR si distinguono per il beneficio fiscale che consente di esentare i rendimenti maturati dopo cinque anni dal prelievo del 26 per cento ordinariamente applicato ai redditi finanziari. La disciplina prevede due categorie di strumenti: i PIR ordinari, accessibili alla maggior parte degli investitori, e i PIR alternativi, dedicati a chi possiede patrimoni più consistenti e punta a sostenere piccole e medie imprese.

Le regole di dettaglio sono state chiarite dall’Agenzia delle Entrate, che ha precisato i criteri di composizione e i vincoli percentuali. Un ulteriore passo è stato compiuto con la Circolare 10/2022, che ha aggiornato le modalità applicative. Nel 2025 la Risoluzione 28/E ha introdotto un chiarimento importante: il criterio “look through” consente di considerare qualificati anche investimenti effettuati tramite fondi non etichettati come PIR compliant, purché gli attivi sottostanti rispettino i requisiti.

Struttura tecnica dei PIR e regole di funzionamento

Il PIR richiede un orizzonte minimo di cinque anni e prevede che una parte significativa del patrimonio venga investita in strumenti emessi da imprese italiane o da società europee con stabile organizzazione in Italia. I PIR alternativi estendono la possibilità di destinare capitali a strumenti illiquidi collegati al finanziamento delle PMI, con tetti di versamento molto più elevati rispetto ai PIR ordinari. La Banca d’Italia ricorda che i benefici fiscali maturano solo al rispetto di questi vincoli e al mantenimento della durata quinquennale.

Dal punto di vista della sostenibilità, il Regolamento europeo SFDR impone ai gestori di descrivere in modo trasparente rischi ambientali e sociali, metodologie e indicatori utilizzati. Un fondo che dichiara obiettivi sociali deve presentare prospetti e relazioni periodiche con dati tracciabili, offrendo al risparmiatore strumenti per valutare l’impatto degli investimenti oltre al rendimento atteso.

Simulazioni numeriche

Consideriamo un investitore che nel 2025 apra un PIR con un versamento di 30.000 euro in un fondo aperto conforme alla normativa e con obiettivo sociale dichiarato. Supponiamo una crescita media annua del 4,2 per cento per cinque anni. Al termine del periodo il valore del portafoglio raggiunge circa 36.835 euro, con un guadagno di 6.835 euro. In regime PIR il rendimento risulta esente, mentre in assenza del piano verrebbe applicata l’imposta del 26 per cento, riducendo il guadagno a circa 5.058 euro. La differenza evidenzia il vantaggio fiscale che diventa ancora più marcato con capitali maggiori o con performance superiori.

Un secondo scenario riguarda i PIR alternativi. Un piano con tre versamenti annui da 50.000 euro in un fondo chiuso dedicato a PMI con finalità sociali, ipotizzando una crescita media del 6 per cento, potrebbe generare un incremento rilevante al completamento del quinquennio. In questi casi i risultati dipendono da fattori come le commissioni di gestione, i tempi di richiamo del capitale e il calendario dei disinvestimenti. Anche in questo caso l’agevolazione fiscale rappresenta un elemento decisivo per la redditività finale.

Confronto internazionale

A livello europeo i PIR trovano corrispondenza in altre iniziative che mirano a convogliare il risparmio verso le imprese locali. La differenza principale riguarda la disciplina fiscale, che in Italia ha introdotto un’esenzione specifica per i redditi derivanti dagli strumenti qualificati. L’armonizzazione comunitaria procede invece sul fronte della trasparenza: il Regolamento SFDR impone regole comuni di disclosure, rendendo più semplice confrontare prodotti con caratteristiche ambientali e sociali in diversi Stati membri.

Questa evoluzione favorisce la nascita di fondi tematici che uniscono obiettivi di rendimento con impegni sociali concreti, creando un linguaggio comune che agevola risparmiatori e gestori nel misurare l’impatto degli investimenti.

riunione ufficio

Strumenti e soluzioni operative

Per impostare un PIR a impatto sociale è essenziale analizzare la documentazione precontrattuale, che illustra obiettivi, rischi e costi. I prospetti, i KID e le relazioni periodiche offrono dati utili a comprendere la coerenza tra dichiarazioni e risultati. L’Agenzia delle Entrate ha chiarito come applicare il criterio “look through”, aprendo la strada a soluzioni personalizzate anche quando si utilizzano fondi non etichettati come PIR compliant. La trasparenza informativa permette di verificare se gli strumenti scelti rispettano i requisiti previsti e se gli obiettivi sociali dichiarati sono effettivamente misurabili.

Impatto su famiglie e imprese

Per le famiglie, il PIR rappresenta uno strumento di pianificazione che unisce rendimento e agevolazioni fiscali. La possibilità di scegliere fondi con finalità sociali rafforza il valore del risparmio, trasformandolo in leva per iniziative di inclusione, occupazione e servizi di prossimità. Per le imprese con vocazione sociale, i capitali raccolti attraverso questi strumenti possono tradursi in nuove opportunità di crescita e di sviluppo territoriale. L’educazione finanziaria diventa centrale per interpretare correttamente i documenti informativi e valutare rischi e potenzialità.

Il ruolo di Vismarcorp

La costruzione di un PIR richiede competenze tecniche e conoscenza delle regole fiscali e normative. Vismarcorp affianca privati e imprese nell’analisi di fattibilità, nella scelta del regime fiscale più adatto, nella valutazione dei fondi e nella verifica degli obiettivi sociali dichiarati dai gestori. L’accompagnamento consulenziale aiuta a integrare rendimento, fiscalità e impatto, trasformando il PIR in uno strumento coerente con le esigenze del risparmiatore e con l’evoluzione del mercato.

Prospettive future

Il 2025 si profila come un anno decisivo per i PIR. L’evoluzione normativa e l’allineamento con gli standard europei rafforzano la trasparenza e ampliano le opportunità di investimento a impatto sociale. La combinazione di incentivi fiscali e misurazione degli obiettivi rende questi strumenti adatti a chi desidera coniugare rendimento e responsabilità. Le prospettive di crescita del mercato dei capitali per le PMI e lo sviluppo di metriche sociali più solide indicano un percorso che potrà valorizzare sempre di più il risparmio privato.

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Fonti consultate

 

Alessia Cammilli

pir 2025
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